Quando alla fine del 2017 vedemmo l’Italia impattare contro la Svezia, Gian Piero Ventura era l’uomo più odiato del Belpaese: per tutta risposta, l’ex ct andò a rigenerarsi nelle acque trasparenti ai tropici. L’Europeo con Mancini è stata una illusione, visto che, qualche mese dopo, la Macedonia ci colpì in quella sera a Palermo.
Se Gravina pensava che Spalletti avesse la bacchetta magica, si sbagliava. Lo scudetto vinto col Napoli, non era frutto di casualità: quella squadra aveva almeno tre anni ad alti livelli, tra il buon campionato di Gattuso, ed il terzo posto al primo anno di Spalletti. Talmente abituata ad alti livelli, che non ha sofferto, né in campo, né nello spogliatoio, le partenze di Insigne, Mertens e Koulibaly.
Allora, perché con l’Italia ha fatto male? Oltre ad una probabile preparazione atletica non proprio eccellente, c’è da disquisire sulla qualità degli italiani nel loro campionato. E non sulla solita – ma giusta – polemica sul “non facciamo giocare i giovani”, bensì sul fatto che non ci sono giocatori italiani che giocano ad alti livelli.
La leadership di Spalletti nello spogliatoio del Napoli può funzionare perché hai giocatori di talento, ma la leadership dell’attuale ct dell’Italia, come può essere efficace se il giocatore più talentuoso ce l’hai in porta?