Nel mondo del tennis maschile c’è un’assenza che pesa più di qualsiasi presenza: Jannik Sinner. Da quando il numero uno del mondo è fermo ai box per squalifica, il circuito ATP sembra smarrito. Tredici tornei disputati, tredici vincitori diversi. Nessun dominatore, solo tante comparse che si alternano sul gradino più alto del podio. Una rotazione continua che più che mostrare la varietà del circuito, ne evidenzia il vuoto lasciato dal suo attuale sovrano.
Tra i big, Carlos Alcaraz non è riuscito ad alzare trofei dopo Rotterdam, dove ha vinto proprio nei giorni in cui Sinner iniziava il suo stop. Lo spagnolo, orfano del rivale con cui ha dato vita alle battaglie più esaltanti dell’ultimo anno, è parso spento, nervoso e poco incisivo. Anche il suo ex coach, Kiko Navarro, ha sottolineato la fragilità mentale del suo ex allievo: “Talento immenso, ma si distrae facilmente. Anche da bambino dimenticava l’essenziale. Deve ancora crescere”.
Nel frattempo, la corsa al trono è tutto tranne che serrata. Alexander Zverev, attualmente secondo nel ranking, è l’unico con una chance matematica di superare Sinner prima del suo ritorno agli Internazionali d’Italia. Ma dovrebbe compiere un autentico miracolo sportivo: vincere Montecarlo, Madrid e l’ATP 500 di Monaco. Un filotto che pare impossibile guardando ai suoi ultimi risultati: sconfitte premature su terra in Sudamerica e prove opache anche sul cemento americano.
La situazione non migliora per gli altri top player. Daniil Medvedev, appena uscito dalla top 10 dopo oltre due anni, ha perso all’esordio a Miami, confermando le sue difficoltà sulla terra rossa. Novak Djokovic, invece, fatica a tenere il passo dei più giovani: la sconfitta con Mensik in Florida è l’ennesimo segnale di una fase calante. Il serbo, a 37 anni, non alza un trofeo da mesi.
Con Sinner fuori dai giochi fino al 7 maggio, il circuito sembra sospeso, in attesa del ritorno del suo leader. Un dominio silenzioso, ma ancora intatto.